Krisma: Clandestine Anticipation Review - Magazine not identified (1982)
L'elettronica e i climi sintetici al servizio di una fantasia
razionale, immaginifica, geometrica
Un nuovo disco del Krisma - che lo vogliano o no i loro detrattori -
costituisce comunque una specie di avvenimento, dai risvolti positivi o negativi
secondo i rispettivi punti di vista, sul quale discutere.
Nel caso di questo ultimo LP, per esempio, vale la pena di riportare per intero
cosa dicono i Krisma nel descriverne il sound: "Non più Il vicolo cieco
del bip-tonga-klak in cui ad esempio sono caduti i Kraftwerk, ma usare
l'elettronica senza venirne minimamente usati, non costruire più i pezzi a
seconda della possibilità degli apparecchi ma ricercare nuove sonorità, creare
nuove apparecchiature, inventare forme diverse di utilizzazione e di
interconnessione in funzione di quello che si ha in mente, del risultato che si
vuole ottenere".
Ora, se questa descrizione ci sembra calzare effettivamente a pennello per il
sound del disco, ci sembra però anche che ciò che si imputa ai Kraftwerk (tra
gli ispiratori diretti più riconoscibili dei Krisma) di non fare è proprio
ciò che essi manifestamente fanno e, anzi, teorizzano pubblicamente - almeno
dal 1978, ovvero con i due ultimi LP "The man-machine" e
"Computer World". Così, ancora, mentre da un lato i Krisma
asseriscono che con questo LP "finalmente siamo riusciti a uscire dal
tunnel dell'elettronica", in una intervista lo stesso Maurizio dichiara che
"Clandestine Anticipation" è stato tutto inciso con mezzi
elettronici, non c'è nemmeno un suono naturale".
A parte il calcolato scontrarsi di tali tecniche di suggestione verbale, del
resto perfettamente in carattere con lo spirito della concezione dei Krisma, il
senso è tutto vero: l'elettronica, i climi sintetici, sono tutti al servizio di
una fantasia razionale, immaginifica, geometrica, di alta tensione non emotiva
ma astratta: e "Clandestine anticipation", più di ogni altro passato
disco dei Krisma, si mostra come un prodotto, nonostante l'uso esclusivo dei
mezzi elettronici, decisamente non sintetico, bensì semplicemente,
moderno.
Attraverso un uso sempre più consapevole delle tecniche subliminali, sembra
quasi che i Krisma si sforzino di captare e ritrasmettere le tensioni e le ombre
nascoste del mondo attuale, dietro l'inganno spettacolare delle immagini.
Costato otto mesi di lavoro, l'album è stavolta interamente composto, eseguito,
arrangiato e prodotto da Cristina e Maurizio.
Notevole la crescita del personaggio di Cristina Moser, che ha composto gli
apocalittici testi in inglese, e sviluppa una tesa, compressa, modernissima
maniera di cantare. "Opposite" e la lunga "Melonarpo"
mettono in scena una se e una tensione vocale stravolte, in una atmosfera
da "incubo assoluto" attraversata da schianti e fratture;
"Miami", forse il capolavoro del LP, dal testo eloquentemente
incisivo, scivola come una allucinata tavola da surf tra angoscia e cinismo.
Altrettanto inquietante è "Silly europeans", mentre
"Samora" è un evocativo "sogno ad aria condizionata", e infine
"Water Water" (anche su 45 giri) è tutta giocata su un ossessivo e
accattivante ritmo fisico-mentale.
(M.I.)
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